L’Italia che incontro attorno alle presentazioni di «Riscatto mediterraneo».
A portarmi a Savona, in una giornata uggiosa che anticipa l’arrivo dell’autunno, previsto dal calendario per due giorni più tardi, è Renata Rusca Zargar. Zargar è il nome del marito, originario del Kashmir indiano. Renata si è convertita all’Islam, e porta sempre colori giovani e sgargianti, anche se ha raggiunto l’età della pensione ormai due anni fa. Questo suo essere a cavallo tra culture diverse la rende sensibile alle storie che provengono dal Mediterraneo. Ex-insegnante, è carica di energia e non perdona niente a nessuno. Con lei sta Ileana Scarrone, presidentessa della locale sezione di Auser, un’associazione di volontariato legata alla CGIL che promuove «l’invecchiamento attivo degli anziani e a il ruolo dei senior nella società», come dice il loro sito. La sera, dopo due iniziative, una rivolta alle scuole superiori e l’altra in una libreria della città, mi portano a una cena di autofinanziamento della Festa del volontariato savonese, presso la Società di Mutuo Soccorso Fratellanza Leginese, ora circolo Arci, situata nella parte alta della città. Anche qui i volontari di una certa età fanno da forza motrice. Quando la cena volge verso il termine, i più giovani spostano le panche e cominciano a fare spazio. Uscendo dalla sala-teatro, capirò il perché: il bar di ingresso è accalcato di coppie mature che ordinano caffé o liquore, aspettando di poter entrare nella sala-teatro e dare il via alle danze. Se qualcuno ancora crede che a diventare vecchi ci si annoia, è bene che venga sulla Riviera ligure, e si ricrederà.
«Ragazzi, ascoltate invece di perdervi nei vostri chiacchiericci. Non è solo una questione di rispetto nei confronti del relatore, è anche un’opportunità che avete oggi di ascoltare storie di giovani come voi che hanno conosciuto la rivoluzione e l’indignazione»: così riprendeva Renata nella mattinata gli studenti disattenti, che moltiplicavano il rumore di fondo nell’aula magna dei licei artistico Martini e classico Chiabrera. Nessuno, neppure gli insegnanti presenti, le aveva chiesto di fare da mentore, ma Renata è una dal piglio deciso, e non aveva bisogno di chiedere il permesso per tirare le orecchie agli adolescente presenti. Dietro di lei, Ileana Scarrone la lasciava giocare la parte. All’inizio, pensavo che Ileana, una donna robusta e elegante, fosse la direttrice dell’Istituto, per poi scoprire che aveva portato «Riscatto mediterraneo» in quel complesso scolastico, ma che con l’Istituto non c’entrava niente. Non è sempre vero che invecchiando si impari a smorzare i toni e a moderare i propositi. Questo lo avevo anche scoperto in Spagna.
Conobbi Lázaro Sola, uno degli Yayoflautas, i pensionati a rischio del 15-M, il movimento de Los Indignados spagnoli, alla Puerta del Sol di Madrid. Era il mese di maggio del 2012. Lázaro era uno dei membri più rispettati degli Yayoflautas, i «flauto-nonni», come venivano nominati i pensionati che partecipavano alle proteste. «Quei giorni in cui occupammo la Puerta del Sol furono straordinari. La relazione che si stabilì con i giovani fu stupenda, noi anziani fummo accolti a braccia aperte, e la nostra esperienza politica molto apprezzata. Passavamo di assemblea in assemblea, la Puerta era una specie di governo-ombra. C’erano un asilo, una biblioteca, una cucina, la gente portava continuamente da mangiare e dovevamo dir loro di smettere; una cosa così non l’avevo mai vissuta» mi raccontava il nostro veterano. All’inizio, la presenza di persone anziane nel movimento era limitata. Nell’articolata struttura del 15-M, la commissione di veterani nacque solo dopo qualche mese, e vale la pena di raccontare come. Alla fine di agosto del 2011, il governo Zapatero decise di riformare l’articolo 135 della costituzione spagnola per porre un tetto alla spesa pubblica, imponendo la priorità assoluta al pagamento del debito e degli interessi. Durante un’assemblea, Lázaro propose di installare un accampamento davanti al Congresso dei deputati contro la riforma costituzionale, a condizione che ci fossero solo dei pensionati; l’idea fu accolta con molta simpatia. Così, il 31 agosto, all’1.30 del mattino, andarono in sei, quattro uomini e due donne, a piantare un paio di tende sul Paseo del Prado, tra Neptuno e Cibeles, a pochi passi dal Congresso, con l’intenzione di restarvi quattro giorni. Il luogo venne scelto perché a pochi metri c’erano dei bagni pubblici (gli anziani, si sa, sono incontinenti). Li accompagnarono duecento giovani, e su richiesta dei sei i giovani se ne andarono dopo aver piantato le tende. Alle 5.30 del mattino, mentre i nostri sei dormivano ancora, cinquanta poliziotti li circondarono e intimarono loro con tono deciso di andarsene. L’incredulo Lázaro seppe solo dire: «Ma non vi vergognate di montare questo casino per sei nonni?». Così se ne andarono davanti al Parlamento e restarono lì fino all’ora di pranzo, attirando l’attenzione della stampa estiva, avida di notizie. Fu un giorno da eroi: i nonni guidarono una marcia di migliaia di persone fino alle sedi del PSOE e del PP, il Partido popular di Aznar e Rajoy, per protestare contro una riforma costituzionale senza consultazione popolare; fu così che quella stessa notte, durante un’altra assemblea, si creò la Commissione degli anziani del 15-M.
Savona e la sua provincia rappresentano il comprensorio più vecchio non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Secondo l’annuario regionale 2014 di Eurostat (che fa riferimento ai dati del 2013), nel Savonese gli “over 65” arrivano al 28,1%, pari a quasi un terzo della popolazione. Non esiste una stagione unica per la politica e l’impegno civile, ed a Savona queste mature signore senza tempo da perdere me lo hanno ricordato. A Savona, la memoria, di cui le persone anziane sono ambasciatrici, è di casa: vi è ad esempio un Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea; ma soprattutto, vi è una campana che suona ventuno rintocchi, uno per ogni lettera dell’alfabeto italiano, ogni giorno alle ore 18, per ricordare i caduti di tutte le guerre. Quando la campana inizia a suonare, tutto per un minuto si ferma, passanti, autobus e automobili. Si ferma il tempo, rendendo giovani e vecchi tutti uguali davanti a passato e presente. I non-savonesi che assistono alla scena per la prima volta rimangono sbalorditi. È una scena che si ripete dal 1927, a ricordo dei caduti della prima Guerra mondiale. È una sfida allo scorrere inesorabile del tempo, e con esso all’ineluttabile defilarsi delle memorie e al ripetersi degli errori e dei mali delle nostre società. È come se ci dicesse: Yayoflautas di tutto il mondo, unitevi!
Alexandria, 16 ottobre 2014.